La case dopo la pandemia? Più confortevole e pratica

La case dopo la pandemia? Più confortevole e pratica

Viviamo alla giornata, non sappiamo quali cambiamenti ci saranno nel prossimo futuro nelle nostre abitazioni una volta terminata l’emergenza pandemica. Ma possiamo già intuire quali potrebbero essere le necessità che si svilupperanno attorno alle nostre case.

Altre pandemie in passato hanno modificato il modo di abitare e anche questa volta, inevitabilmente, ci saranno dei cambiamenti nel nostro quotidiano a casa.

Dal lato più pratico e funzionale, avremo sicuramente una nuova progettazione degli edifici, con una diversa distribuzione interna degli spazi.

Gli architetti, insomma, si troveranno a dover ripensare l’assetto che avranno le abitazioni “del domani”, quello in cui il Covid-19 sarà, se non sconfitto, almeno disarmato.

Qualcosa, in realtà, è già cambiato adesso, con la grande diffusione dello smart working. In futuro, quindi, gli ambienti lavorativi saranno in parte annullati e sostituiti dallo smart working, portando ad un salto avanti nell’uso di tecnologie di comunicazione.

In altra parte, invece, i luoghi di lavoro si sono adattati e si adatteranno imponendo nuove norme in cui il distanziamento è una regola fondamentale da ottenere non solo con postazioni di lavoro isolate, ma anche divisori e pareti mobili per rimodulare lo spazio a seconda delle esigenze.

Negli ambienti privati le cose sono un po’ più complesse. In futuro diventeranno fondamentali tenere conto del limite di permanenza di troppe persone dentro uno spazio, la necessità di adozione di sistemi igienizzanti e di umateriali con proprietà antibatteriche ed antivirali, senza dimenticare il miglioramento della ventilazione naturale.

Placche antibatteriche

Proprio per questi aspetti, un tempo secondari ma d’ora in avanti fondamentali, potrebbero essere installate placche bianche in tecnopolimero trattate con ioni d’argento per prevenire la formazione e la proliferazione di germi dovuta al contatto e all’utilizzo da parte di più persone.

Questo trattamento è stato testato su oltre 50 specie diverse di batteri dando risultati certificati: oltre il 90% della carica microbica viene eliminata nell’arco di 24 ore grazie a questi dispositivi.

In questo modo, le strutture in cui è indispensabile garantire l’igiene trovano nella versione “Antibacterial” un’ampia gamma di prodotti in grado di rendere a prova al batterio anche l’impianto elettrico.

La qualità dell’aria

Un altro importante aspetto di cui si dovrà tener conto nella progettazione delle nuove abitazioni è il ricambio d’aria. Gli edifici moderni dispongono oggi di un ottimo isolamento termico, grazie alle normative di legge previste in tutti i paesi europei. Al fine di ridurre al minimo i costi di riscaldamento, le finestre, le pareti esterne e i tetti sono isolati così bene, da rendere spesso impossibile uno scambio d’aria.

La conseguenza è che, oltre ad un aumento della concentrazione di CO2, vi è anche un aumento dell’umidità che porta rapidamente alla formazione di muffa nell’abitazione, con tutti i rischi legati alle spore fungine e non solo.

Per evitare in modo duraturo rischi per la salute e danni all’edificio vi è, dunque, una continua necessità di ventilazione interna. Uno buona pratica anche in chiave Covid-19.

Qui entrano in gioco i sensori di CO2.

Questi sensori, oltre che la concentrazione di CO2, appunto, misurano anche l’umidità relativa nell’ambiente. Se vengono superati determinati valori, i sensori di CO2 inviano un segnale all’automazione degli edifici (in questo i dispositivi KNX sono l’ideale) in modo tale da far aumentare all’impianto di ventilazione il flusso di aria immesso, in modo del tutto automatico.

Concentrazione di CO2

Tipica concentrazione di CO2 (in ppm) e relativi effetti sull’uomo.

In combinazione con la moderna tecnologia di automazione degli edifici, come quella KNX, i sensori di CO2 inoltre possono dare un enorme contributo al risparmio energetico.

Vediamo perché: senza sensore di CO2 effettuiamo la ventilazione solo in base ai nostri sensi, che però spesso sono fallaci. Nella maggior parte dei casi, infatti, interveniamo quando è troppo tardi o in modo eccessivo.

In che senso?

Nel senso che “spalancando le finestre” abbiamo eccessiva dispersione di calore attraverso lo scambio dell’aria ambiente, con conseguente aumento dei costi di riscaldamento. Per questo i sensori di CO2 dimostrano tutta la loro forza.

L’impianto di ventilazione, in questo modo, può immettere solo la quantità d’aria fresca effettivamente necessaria, ne troppa, ne troppo poca.

Oltre al risparmio di energia di riscaldamento, il comando di ventilazione a regolazione di velocità i sensori di CO2 permette di avere un grande potenziale di risparmio sul medio e lungo termine.

Basti pensare che la potenza di un ventilatore corrisponde al cubo della sua velocità: in altre parole, una riduzione della velocità del 20% porta a dimezzare il consumo di corrente elettrica.

I sensori di CO2 permettono di avere grandi potenziali di risparmio sui costi energetici (superficie verde).

Sensori di presenza

Dove sia possibile ed ergonomico, sarebbe consigliato installare sensori di presenza intelligenti ed integrati con l’impianto domotico.

Questo per vari motivi: da una parte c’è il maggiore risparmio energetico, in quanto i sensori di presenza accendono o regolano una luce solo se sono presenti delle persone in quell’ambiente e se la quantità di luce esterna è insufficiente.

Soprattutto, però, i sensori di presenza evitano di dover toccare l’interruttore, su cui possono rimanere tracce di batteri e virus.

Ma si badi bene: un sensore di presenza intelligente integrato con la domotica offre prestazioni ben diverse a quelle che si può fare con un sensore di presenza dei negozi “fai-da-te”.

 

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Assistenti vocali

Infine, grazie all’integrazione degli assistenti vocali, è possibile ordinare di spegnere o accendere una luce o aprire o chiudere una tapparella senza dover toccare nessun pulsante. Una comodità assoluta, anche senza considerare i possibili risvolti positivi sulla diffusioni di virus e batteri.

Con gli assistenti vocali è inoltre possibile creare degli scenari e con un solo comando vocale controllare più dispositivi, raggruppandoli insieme.

Potrebbe bastare, per esempio, ordinare “Accendi luci cucina” per avere tutto l’ambiente perfettamente illuminato.

Con questi sistema sarà poi possibile lanciare dei veri e propri “scenari visivi” scelti dal padrone di casa comandabili con una semplice parola.

E in tutto questo, non c’è solo “accendi” o “spegni”: ogni fonte di luce o tapparella può essere azionata al 30%, 50%, 100% e così via.

Una bella comodità, no?

Ecco, dunque, come potrebbe essere la casa del post-pandemia. Arrivano e arriveranno nuove esigenze e nuovi bisogni abitativi, ma la tecnologia sarà in grado di offrire a tutti la massima comodità e sicurezza.

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Paolo Capecchi

Sono Paolo Capecchi e sono uno dei pochi consulenti italiani nel campo della domotica, ma mi piace definirmi un Designer della Domotica, perché credo che la domotica, oltre ad essere funzionale, deve avere anche un valore estetico.

Progettare sistemi automatizzati che migliorano la vita delle persone è il mio lavoro, ed anche la mia passione.

Recentemente ho ricevuto un riconoscimento per il lavoro svolto con il premio per il Miglior Impianto Domotico all’estero.

Paolo Capecchi - Domus Sistemi

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